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Nefrologi di Parma al congresso della Società Americana di Nefrologia

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Dal 7 al 10 novembre si è svolto a Philadelphia (USA) il congresso della Società Americana di Nefrologia (American Society of Nephrology - ASN), con la partecipazione di circa 13.000 iscritti. Si tratta del più importante avvenimento scientifico a livello mondiale per gli specialisti di malattie renali, ed è la sede prestigiosa nella quale vengono abitualmente presentate le novità nel settore.
Il Congresso ha visto la partecipazione anche dei medici del gruppo del prof. Enrico Fiaccadori del Dipartimento di Clinica Medica, Nefrologia e Scienze della Prevenzione dell’Università di Parma e della Nefrologia territoriale dell’Azienda USL di Parma (diretta dal dr. Alberto Caiazza), che hanno presentato i dati di uno studio eseguito presso l’Ospedale di Parma sull’insufficienza renale acuta nei pazienti cardiochirurgici.

L’insufficienza renale acuta, o blocco renale, è sicuramente una delle complicanze più gravi nei pazienti sottoposti a interventi di chirurgia cardiaca, e dipende da molteplici fattori di rischio non del tutto controllabili dal cardiochirurgo e dal cardioanestesista, come l’invecchiamento della popolazione operata e l’aumentata incidenza di insufficienza renale cronica.

Sulla base di una collaborazione ormai più che decennale tra il gruppo nefrologico del prof. Enrico Fiaccadori, la Cardiochirurgia (diretta dal prof. Tiziano Gherli) e gli anestesisti del 1° Servizio di Anestesia e Rianimazione (diretto dal dr. Mario Mergoni), sono stati approfonditi alcuni aspetti del problema in un’ampia casistica di pazienti operati.

Il tema è quello, molto attuale in campo nefrologico, della diagnosi precoce e della prevenzione delle patologie renali. Nel caso specifico dell’insufficienza renale acuta l’obiettivo è quello di evitare le forme più gravi della sindrome, che richiedono la dialisi e comportano gravi complicanze per i pazienti, oltre a elevati costi per il sistema sanitario nazionale. A tale scopo, grazie al lavoro collaborativo di un gruppo di specialisti (dr. Carola Cademartiri, Simona Gualtieri e Giuseppe Regolisti con le anestesiste dr.sse Sandra Pincolini e Loredana Belli) durante l’intervento è stato possibile studiare la funzione renale con tecniche sofisticate ma poco invasive (esame ecodoppler renale per via transgastrica). In tale modo, sfruttando tra l’altro sistemi di monitoraggio già attivati durante l’intervento, è possibile evidenziare in tempo reale un possibile ridotto apporto di sangue al rene, fattore fondamentale in causa nel determinare l’insufficienza renale acuta in tale contesto clinico, correlandolo con la comparsa della sindrome.

In parallelo, per la prima volta, sono stati misurati alcuni moderni biomarkers di insufficienza renale acuta, allo scopo di validare metodi semplici e rapidi per ottenere una diagnosi precoce di danno renale acuto attraverso un semplice prelievo di sangue nelle prime ore dopo l’intervento. Tale approccio non invasivo (e quindi privo di rischi per il paziente) consentirebbe di individuare in tempi rapidi proprio i pazienti che stanno sviluppando insufficienza renale acuta, in modo da poter intervenire subito con misure adeguate.

Lo studio proseguirà in fasi successive, attraverso la valutazione anche del possibile effetto sulla funzione renale di farmaci ad azione protettiva sul rene nel paziente cardiopatico. I risultati definitivi verranno presentati in un congresso sull’insufficienza renale acuta che si svolgerà a Parma in autunno.

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