Archeologia: collaborazione Friuli-Mali per la salvaguardia della città di Djenné
Fondata nell’VIII secolo e divenuta importante centro commerciale e snodo per il traffico dell’oro attraverso il Sahara, Djenné è caratterizzata dalle tipiche abitazioni di fango e per la più grande e spettacolare moschea di terra. «L’obiettivo di un eventuale intervento in questa regione – spiega Mauro Bertagnin, docente di architettura tecnica dell’ateneo di Udine e consigliere scientifico Wheap – è la protezione di una regione unica al mondo nel suo genere, oggi minacciata dall’espansione insediativa».
Di questo si è parlato a Udine, nel corso dell’incontro con il sovrintendente e il sindaco di Djenné, rispettivamente Yamoussà Fané e Bamoyé Traouré, il direttore della Società friulana di archeologia, Massimo Lavarone e, per l’Università di Udine, Mauro Bertagnin, Daniele Morandi Bonacossi, direttore della missione archelogica in Siria, e Frederick Mario Fales, storico del vicino oriente antico. La giornata di studio, da cui è emersa «la disponibilità – annuncia Bonacossi – da parte della locale Sovrintendenza a concedere un’eventuale licenza di scavo», è stata utile «a individuare – riferisce Bertagnin - le possibilità di cooperazione tra le diverse istituzioni coinvolte e le possibile vie per il reperimento dei fondi necessari».