
Per questo, il fossile è stato assegnato a un nuovo genere e una nuova specie, istituiti per l’occasione: Lutraeximia umbra (dal latino “lontra eccezionale dell’Umbria”).
L’esemplare fossile aveva un peso stimato di circa 13.5 kg e si nutriva presumibilmente sia di pesci che di molluschi. Lutraeximia umbra si aggiunge alle altre sei specie di lontre note in Italia durante il Pleistocene (tra 2,5 milioni e 10000 anni fa circa), testimoniando il successo e la grande diversità di questo gruppo di carnivori, oggi rappresentato dalla sola lontra eurasiatica. Inoltre, le somiglianze morfologiche tra la nuova specie e alcune lontre estinte e viventi della Cina e del sud-est asiatico lasciano immaginare che le lontre pleistoceniche possano aver raggiunto l’area mediterranea provenendo dall’Estremo Oriente.
La scoperta di questo fossile aggiunge un tassello fondamentale alla conoscenza della lunga e complessa storia evolutiva delle lontre, rappresentando quindi un’importante scoperta non solo per i paleontologi ma più in generale per tutti coloro che si occupano di mammiferi, di biogeografia e soprattutto di evoluzione, tanto in Italia quanto all’estero.
Oggi sono noti molti aspetti biologici, ecologici e comportamentali delle lontre, ma la loro storia evolutiva rimane in gran parte un mistero. I resti fossili di questi carnivori sono infatti molto scarsi e frammentari e in Italia sono conosciute per lo più forme endemiche insulari, che hanno popolato - presumibilmente senza lasciare discendenti nelle faune attuali - la Sicilia e la Sardegna in epoche passate.