
La prima prevede l’impiego delle basse temperature per conservare ed attivare l’inoculo micorrizico. La seconda innovazione riguarda l’uso di una particolare classe di fungicidi per incrementare la velocità e la resa nella produzione di piante tartufigene. L’effetto di quella particolare classe di fungicidi sul tartufo, che è un fungo, al momento non è scientificamente spiegabile anche se risulta estremamente efficace.
Una buona notizia in una Regione come l’Abruzzo, dove l’economia legata al tartufo è piuttosto rilevante, circa 40 milioni di euro nel 2014, e la tartuficoltura rappresenta un diffuso sistema per il recupero produttivo delle terre abbandonate, specialmente nelle aree interne.