Rivelata l’eredità genetica della Magna Graecia
L’analisi del DNA ha inoltre permesso di quantificare l’impatto demografico di questa “impronta” in qualche migliaio di maschi e in poche centinaia di femmine, a sostegno dell’ipotesi che il processo di formazione delle colonie primarie fosse sbilanciato per sesso e che non abbia mai assunto i connotati di un vero e proprio fenomeno di massa.
La ricerca ha preso in esame il cromosoma Y e il DNA mitocondriale che si ereditano, rispettivamente, attraverso la linea paterna e materna. Questi due sistemi genetici si differenziano nel tempo solo attraverso la migrazione e la mutazione e sono quindi degli strumenti ideali per riconoscere e datare le stratificazioni demografiche che hanno formato il paesaggio genetico attuale.
“Come Università di Pisa – ha spiegato Sergio Tofanelli antropologo molecolare del Dipartimento di Biologia - abbiamo contribuito allo studio nella fase di disegno sperimentale e nell'elaborazione dei dati ma soprattutto nella verifica delle ipotesi storico-demografiche, avvenuta con un software di simulazione realizzato in proprio.”
“L’originalità e l’importanza del lavoro – ha concluso Tofanelli – derivano dalla feconda integrazione di competenze tra esperti di settori umanistici e scientifici tra cui il professore Cristian Capelli, antropologo presso l’Università di Oxford e il dottor Antonino Facella, archeologo di formazione pisana”.
Riferimenti all’articolo scientifico:
http://www.nature.com/ejhg/journal/vaop/ncurrent/full/ejhg2015124a.html.