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Uninsubria - Il professor Severgnini tra gli esperti della NATO per l'emergenza sanitaria

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È stato l’unico italiano a essere convocato dalla Nato in Ungheria lo scorso mese di novembre per una esercitazione di analisi e risoluzione dello scenario di una possibile crisi internazionale: è il professor Paolo Severgnini, anestesista rianimatore e tossicologo dell’Ospedale di Circolo di Varese e docente del Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia dell’Università dell’Insubria, opera presso la Scuola di Specializzazione in Anestesia e Rianimazione diretta dal Prof. Maurizio Chiaranda.
Il professor Severgnini è stato invitato a partecipare al meeting tenutosi nel Centro di Eccellenza per la Medicina Militare di Budapest in quanto membro del gruppo degli esperti civili per l'emergenza sanitaria in seno al Comitato Medico Congiunto per la Difesa e la Sicurezza dei Paesi Membri della North Atlantic Treaty Organization (Nato). Gli esperti convocati dalla Nato all’incontro ungherese erano 38 provenienti da diversi Paesi membri Nato o direttamente coinvolti dallo scenario discusso: Usa, Canada, Armenia, Croazia, Repubblica Ceca, Francia, Belgio, Azerbaijan, Bulgaria, Germania, Moldova, Norvegia, Slovacchia, Ucraina, Spagna, Ungheria, Inghilterra, Afghanistan. Anche la formazione dei partecipanti era variegata: una rappresentante della Health and Security Interface Global Alert and Response della WHO di Ginevra, ufficiali medici militari, esperti della catena del cibo e dell'acqua, ingegneri, docenti di Medicina delle Catastrofi, membri dei ministeri dell'agricoltura, dei ministeri dell'interno, medici esperti in emergenze CBRN, e un anestesista rianimatore – tossicologo: il professor Severgnini.

Durante queste esercitazioni viene richiesto al pool di esperti di elaborare una strategia di fronte a una crisi di importanti dimensioni «si tratta di casi di scuola che comunque prendono spunto da situazioni plausibili - spiega il professor Severgnini – la simulazione può riguardare un’emergenza in un territorio urbanizzato e industrializzato che potenzialmente possa mettere in crisi il sistema sanitario di un Paese, per la quale sia auspicabile una risposta militare, l’esempio classico è un attacco terroristico con armi chimiche». Il professor Severgnini è registrato presso il Ministero della Salute come esponente del gruppo degli esperti civili per l'emergenza sanitaria in seno al Comitato Medico Congiunto della Nato dal 2006: «Sono stato consultato dalla Nato in più di una circostanza - racconta Severgnini – durante l’ultima esercitazione sono stato invitato nel gruppo che si è dedicato all'emergenza Chimica-Biologica-Radiologica-Nucleare, e ho presentato la relazione finale alla commissione congiunta».

La medicina delle catastrofi è solo uno dei filoni di interesse del professor Severgnini, che ogni giorno tocca con mano le emergenze proprio per la sua doppia specializzazione: da un lato come anestesista rianimatore e dall’altro come tossicologo. «Mi occupo di ricerca nel campo della meccanica respiratoria, ma i miei interessi sono vari e toccano anche il trauma, l’emergenza e le intossicazioni. Proprio per questo nel 2005 mi sono fatto promotore di una convenzione tra l’Università dell’Insubria e il Centro Antiveleni dell’Ospedale Ca’ Granda - Niguarda di Milano: una vera palestra dell’emergenza tossicologica, ogni anno il Centro antiveleni di Milano riceve oltre 60mila richieste, più del 50% delle richieste totalizzate dagli altri 8 centri antiveleni italiani. A Milano arrivano richieste da tutta Italia, il 52% riguarda pazienti sotto i 4 anni di età, il 40% delle richieste è di privati cittadini, il restante 60% arriva da colleghi medici che hanno bisogno di un consulto. I casi sono i più disparati: dall’ingestione di detersivi, a quella di batterie, colla, funghi e piante velenose, medicinali, ma anche intossicazioni da cianuro, che si sprigiona dalla combustione di materiale plastico. Questo allenamento continuo con le emergenze più diverse, e il doppio approccio tossicologico e anestesiologico, mi permettono di affrontare anche i casi che mi vengono sottoposti dalla NATO, veri o simulati che siano» racconta il ricercatore.

«Con i colleghi Prof. Urbini e Prof. Chiaranda del Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia abbiamo deciso di mettere al servizio della comunità l’esperienza fatta ogni giorno “sul campo” e così periodicamente organizziamo degli incontri a carattere divulgativo su varie tematiche di interesse generale, in passato ad esempio abbiamo trattato il tema degli incidenti domestici, attualmente è in corso un ciclo di incontri, in collaborazione con l’Istituto De Filippi, sede della scuola alberghiera di Varese, sulla sicurezza alimentare e prossimamente su questo tema organizzeremo delle giornate formative per gli operatori del settore: ristoratori, panificatori, responsabili di mense e catering».

Breve curriculum del professor Paolo Severgnini:

Paolo Severgnini è nato a Varese il 23 dicembre del 1964. Dopo la laurea in Medicina e Chirurgia nel 1991 presso la II Facoltà medica dell’Università di Pavia, si specializza in Anestesia e Rianimazione nel 1995 nello stesso Ateneo e nel 2000 in Tossicologia all’Università degli Studi di Milano. Nel 1995 ottiene negli Stati Uniti il brevetto “Advanced Trauma Life Support” a Baltimora, rinnovato nel 1999 a Chicago. Nel 1995 frequenta l’Anesthesiology Department del R.Adams Cowley Shock Trauma Center a Baltimora e nel 1997 il Pediatric Anesthesia and Intensive Care Unit Department del “Children’s Memorial Hospital” a Chicago. Dal 2004 collabora stabilmente con il Centro Antiveleni dell’Azienda Ospedaliera Ca Granda - Niguarda di Milano. Dal 2006 e consulente per l’emergenza sanitaria presso la Nato, sotto la direzione del Ministero della Salute. Dal 2003 al 2005 ha partecipato allo studio sperimentale relativo alle modificazioni meccaniche e biochimiche-strutturali della matrice interstiziale polmonare nel polmone normale e dopo ventilazione meccanica, coordinato dalla prof.ssa Daniela Negrini.

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