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2 aprile: la giornata mondiale sull'autismo

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autismoIn tutto il mondo, il 2 aprile si celebra la Giornata Mondiale dell'Autismo istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. I disturbi dello spettro autistico comprendono un gruppo eterogeneo di disordini neurologici principalmente di origine genetica caratterizzati da alterate interazioni sociali, deficiti di comunicazione verbale e non verbale, limitato interesse per il mondo circostante, comportamenti stereotipati e ripetitivi.
«Al momento non esiste una cura specifica per l’autismo» spiega Enrico Cherubini, che alla Sissa di Trieste coordina un progetto, finanziato dalla Telethon, incentrato sullo studio dei meccanismi molecolari e cellulari responsabili di una particolare forma monogenica di autismo, «determinata dalla mutazione di un gene che codifica per una proteina importante per la trasmissione sinaptica».

«In collaborazione con un gruppo di Genova, stiamo studiando nell'ippocampo i meccanismi alla base delle alterazioni dei processi di apprendimento e di memoria alla ricerca di nuovi possibili bersagli farmacologici» annuncia il professore di fisiologia e presidente della Società Italiana di Neuroscienze.

Alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati anche un altro gruppo di ricerca, coordinato da Giorgia Silani, studia i deficit nella socializzazione e nella comunicazione che contraddistinguono le persone con autismo. Silani si occupa infatti dello studio delle emozioni e dirige il laboratorio di neuroscienze cognitive sociali, dove indaga i meccanismi dell'empatia, nella popolazione sana e in persone affette da questa patologia. Prima di tornare in Italia, nel 2010 a Trieste, ha lavorato all'University College di Londra con Uta Frith, una delle più importanti ricercatrici nel campo delle patologie legate all'autismo.

«L’autismo è una patologia complessa, che coinvolge una delle compomenti fondamentali della vita umana: la cognizione sociale. Fino a che punto e in che maniera queste funzioni siano compromesse è ancora da chiarire: spesso pregiudizi e ignoranza occludono la possibilità di comprendere a fondo un mondo che cosideriamo molto diverso dal nostro» spiega la ricercatrice. «Studiando attraverso i metodi di neuroimmagine le capacità empatiche, per esempio, abbiamo osservato come persone affette da autismo siano in grado di provare forti emozioni in risposta al dolore di una persona a loro vicina, anche senza un cambiamento osservabile del comportamento. Questo ci fa riflettere sull’importanza di utilizzare nuovi metodi di indagine al fine di avvicinarsi sempre di più alla soluzione di quello che Uta Frith ha definito: ‘Spiegazione di un enigma’».

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