PianetaUniversitario.com

  • Full Screen
  • Wide Screen
  • Narrow Screen
  • Increase font size
  • Default font size
  • Decrease font size

Presentati i dati sul settore delle attività estrattive in Italia

E-mail Stampa PDF
Un fatturato di oltre i 4 miliardi di euro solo in Italia, un settore composto perlopiù da imprese di dimensioni medio-piccole e dislocate per il 50 per cento in Lombardia. Sono i numeri del settore estrattivo dei minerali non energetici in Italia. Uno studio condotto dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca dimostra che in Italia il settore non solo è attivo, ma ogni anno produce un importante fatturato.
È quindi chiara l’importanza delle materie prime specie se si considerano le molteplici destinazioni d’uso di questi materiali in settori strategici quali quello chimico, cosmetico, edilizio, del vetro ed elettronico.

«Il dibattito- afferma Angelo Di Gregorio, professore di Management dell’Università degli Studi Milano-Bicocca e direttore del CRIET - Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio - sul comparto estrattivo, è da sempre confinato fra i non addetti ai lavori, fatte salve quelle situazioni ambientali che per i più diversi motivi travalicano lo specifico contesto economico-sociale e diventano fatti di cronaca».

«Una corretta informazione e divulgazione delle attività e del loro ruolo sociale sono alla base di uno sviluppo sostenibile», dice Franco Terlizzese, Direttore Generale presso il MiSE (Ministero dello Sviluppo Economico), Direzione Risorse Minerarie ed Energetiche.

I principali prodotti non energetici derivanti dall’estrazione sono ghiaia, sabbia, argille e caolino (50,48 per cento) e pietre ornamentali e da costruzione, calcare, pietra da gesso, creta e ardesia (40,49 per cento).

Dall’analisi è emerso che le attività estrattive si concentrano per lo più nel Nord Italia (792 imprese estrattive che rappresentano quasi il 50 per cento del fatturato nazionale), con una considerevole importanza della Lombardia sia per numero di imprese attive (264 unità) che per fatturato prodotto (oltre un miliardo di euro nel 2010, apri al 26,58 per cento dei ricavi nazionali).

Dal punto di vista della dimensione aziendale il settore è composto perlopiù da imprese di dimensioni medio-piccole, peculiarità tipica del tessuto imprenditoriale italiano. In particolare, il 74,7 per cento sono micro imprese, il 15,8 per cento piccole, il 6,1 per cento medie e soltanto il 3,4 per cento grandi (dati 2010). Tuttavia, le grandi imprese producono il 43 per cento del fatturato nazionale, contro il 38 per cento delle PMI (piccole e medie imprese).

Dai dati di bilancio ufficiali il settore appare in contrazione per l’incremento costante del tasso di mortalità delle imprese (9,15 per cento nel triennio 2008-2010) e la continua diminuzione dei ricavi di vendita (-23 per cento). La maggior riduzione del giro d’affari è da attribuire alle regioni Umbria (-54,11 per cento), Sicilia (-45,99 per cento) ed Emilia-Romagna (-37,69 per cento).

Tuttavia a fronte di una diminuzione del fatturato, non si è assistito ad un’analoga caduta del ROE –Return on Equity- (-2,8 per cento la variazione 2010/2008) e più in generale degli indici economici. Ciò è stato determinato da un ridotto effetto della leva operativa e finanziaria. Infatti il ROS -Return on Sales- è rimasto sostanzialmente invariato nell'arco del triennio (-0,9 per cento). Il peggioramento del ROI –Return on Investment- nel triennio (-13 per cento) è imputabile agli ammortamenti che, come è lecito aspettarsi, non sono sostanzialmente mutati a fronte della contrazione del fatturato. Inoltre, è stato riscontrato un miglioramento del rapporto EBITDA -Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization- /Vendite (+7,8 per cento), probabilmente grazie ad un diffuso controllo dei costi operativi.

Sotto il profilo finanziario i dati mostrano una più che soddisfacente copertura delle immobilizzazioni (1,1 il valore dell’indice di copertura nel 2010) nel settore. Il rapporto di liquidità è in costante aumento (+2 per cento nell’ultimo triennio).

Sotto il profilo patrimoniale, sia l’indice di indebitamento a breve (mediamente il valore assunto è 0,71) che il rapporto di indebitamento (media: 2,57) si mantengono pressoché costanti nel corso del triennio.

La ricerca è stata realizzata dal CRIET dell’Università di Milano-Bicocca per conto del Laboratorio Materie Prime, progetto che vede la partecipazione di una pluralità di soggetti quali CRIET, Ministero dello Sviluppo Economico, ASSOMINERARIA, AITEC (Associazione Italiana Tecnico Economica del Cemento), ANIM (Associazione Nazionale Ingegneri Minerari) e GEAM (Associazione Georisorse e Ambiente). «Il progetto – conclude Domenico Savoca – ha come mission la creazione una community fra gli operatori del settore estrattivo, le istituzioni, le associazioni di categoria e tutti gli altri soggetti coinvolti nelle attività estrattive per concorrere allo sviluppo culturale del settore e favorire una sua corretta comunicazione».

Sponsor

Links

 

Feed & Social


Follow Pianetauniversi on Twitter

You are here: Campus Notizie dai Campus Presentati i dati sul settore delle attività estrattive in Italia