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Effetto riforma Gelmini: ecco il modello Udine post soppressione facoltà

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Facoltà soppresse e corsi di laurea e di laurea magistrale che faranno capo ai dipartimenti. È, in sintesi, l’effetto dell’applicazione della Legge 240/2010, la cosiddetta “riforma Gelmini”, sull’organizzazione della didattica e delle ricerca nelle università. Nell’Ateneo friulano tale processo si è chiuso a inizio ottobre con una vera rivoluzione nella riorganizzazione dell’architettura gestionale e amministrativa al servizio della didattica. «La mera applicazione della legge – sintetizza il rettore Cristiana Compagno –, che prevede l’attribuzione dei corsi di laurea ai dipartimenti con lo smantellamento delle facoltà, ovvero delle strutture nelle quali per secoli si è organizzata la didattica nelle università italiane, metteva in campo il rischio di perdere efficacia nella gestione del processo della didattica, dalla sua programmazione alla sua erogazione. Per questo è fondamentale il modello organizzativo che i singoli Atenei decidono di adottare nell’applicazione della legge». Udine il modello lo ha elaborato, lo sta applicando, lo ha presentato recentemente a Pisa all’assemblea del Convegno permanente dei direttori e dirigenti delle università italiane (Codau), ed è «un modello innovativo a livello nazionale – sottolinea Compagno – dal punto di vista della ri-organizzazione delle tradizionali attività».

L’Università di Udine ha, infatti, elaborato un piano di revisione dei processi organizzativi della didattica, ridefinendo al contempo l’assetto organizzativo della struttura amministrativa a supporto. Il nuovo modello è basato sulla riprogettazione dell’intero processo della didattica, dalla sua ideazione alla sua erogazione, e sulla centralità dello studente in tale processo. Nella sostanza, lo smantellamento delle 10 facoltà non è passato per una “semplice” ridistribuzione di funzioni e risorse ai 14 dipartimenti. L’ateneo di Udine ha, invece, deciso di mappare e ristrutturare, semplificando e ottimizzando, il processo di erogazione della didattica e i percorsi di coordinamento interdisciplinare finalizzati a una migliore qualità della didattica stessa.

Il risultato è l’istituzione, all’interno dell’Area per la didattica, di 4 nuove unità organizzative denominate poli a cui fanno riferimento organizzativo i corsi di laurea delle 10 ex facoltà: giuridico-economico (corsi delle ex facoltà di Economia e Giurisprudenza); medico (corsi della ex facoltà di Medicina); scientifico (corsi delle ex facoltà di Agraria, Ingegneria, Medicina veterinaria, Scienze matematiche, fisiche e naturali); umanistico (corsi delle ex facoltà di Lettere e filosofia, Lingue e letterature straniere e Scienze della formazione). I poli, attraverso i loro rispettivi capi e assieme al coordinatore del singolo corso di studio, sovrintendono alla programmazione didattica dei dipartimenti. I poli costituiscono, dunque, il riferimento per i dipartimenti per quanto riguarda l’attività amministrativa a supporto della didattica e svolgono le attività correlate alla gestione della carriera degli studenti.

Questa nuova organizzazione consentirà anche di orientare fortemente la progettazione della didattica da un lato in vista dell’accreditamento dei corsi di studi, dall’altro di ritagliarla sulle esigenze del mercato del lavoro e sui fabbisogni formativi degli studenti. Su questo fronte, saranno fondamentali le figure di nuova istituzione dei 12 manager didattici, vera e propria cerniera di raccordo tra studenti e docenti. I manager didattici avranno, in particolare, il compito di facilitare il processo formativo attraverso l’elaborazione e la proposta di piani di innovazione e di miglioramento e di proporre ipotesi per la soluzione delle eventuali criticità rilevate, oltre che di organizzare e gestire l’informazione che ruota attorno all’attività didattica, dagli orari ai calendari didattici alle informazioni attraverso il web.

A monte di questa ristrutturazione è stato avviato anche un massiccio programma di formazione del personale tecnico-amministrativo e, in certi casi, docente. «La revisione organizzativa – sottolinea il direttore generale, Clara Coviello - è la risposta che l’Università di Udine sta dando agli stimoli al cambiamento ricevuti dal contesto interno ed esterno, nel rispetto dei criteri di efficienza ed efficacia e dei principi di trasparenza e responsabilità. Tale revisione si sta realizzando attraverso un percorso di ristrutturazione organizzativa per processi e di adeguamento dei profili di competenza del personale tecnico-amministrativo, anche attraverso un’intensa campagna di formazione. L’Università ha voluto affrontare la sfida del cambiamento delle attività didattiche attraverso la riorganizzazione per poli, con l’obiettivo di migliorare il proprio modo di lavorare, di essere più efficiente, nell’ottica di offrire un livello qualitativo più alto ai propri stakeholders sia esterni che interni: studenti, docenti, cittadini».

Accanto alla razionalizzazione del modello organizzativo della didattica, la strategia dell’ateneo di Udine continua a puntare sul supporto organizzativo all’attività di ricerca. Su questo versante, la novità maggiore riguarda l’istituzione di una unità di progettazione della ricerca a livello centrale, costituita da figure con competenze specifiche e a supporto dei 14 dipartimenti, con l’obiettivo di potenziare le capacità di acquisizione di risorse competitive a livello europeo.

I 14 dipartimenti saranno le strutture d’ora innanzi deputate alla promozione e al coordinamento delle attività di ricerca scientifica e alla programmazione delle attività didattiche e formative. A capo dei dipartimenti siedono i direttori, rappresentanti della singola struttura e responsabili della sua gestione. I direttori rimangono in carica per 3 anni e possono essere rieletti consecutivamente una sola volta. Quattro, in particolare, sono i neoeletti direttori per il triennio 2012/15: Marina Brollo per Scienze giuridiche; Lanfranco Conte per Scienze degli alimenti; Franco Parlamento per Matematica e informatica; Andrea Tabarroni per Studi umanistici. I direttori confermati sono 3 per il triennio 2012/2015: Neil Antony Harris per Storia e tutela dei beni culturali; Roberto Rinaldo per Ingegneria elettrica, gestionale e meccanica; Gaetano Russo per Ingegneria civile e architettura. Gli altri sette direttori di dipartimento proseguono il loro precedente mandato, in scadenza nel settembre 2013: Fabio Barbone per Scienze mediche e biologiche; Pierluigi Bonfanti per Scienze agrarie e ambientali; Sergio Cappello per Studi linguistici, filologici, letterari europei ed extraeuropei; Lorenzo Fedrizzi per Chimica, fisica e ambiente; Mario Furlanut per Scienze mediche sperimentali e cliniche; Andrea Moretti per Scienze economiche e statistiche; Mauro Pascolini per Scienze umane.

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