Quattrocentomila euro da Fondazione Cariplo all'Insubria per due progetti su salute e impatto ambientale
«Le nanoparticelle sono ormai di uso comune, le troviamo ad esempio negli spazzolini per lavare i denti, negli indumenti, nelle creme solari e anche negli agenti di contrasto per effettuare la risonanza magnetica» spiega la professoressa Gornati «il progetto Nanostem è finalizzato a chiarire se le cellule staminali che sono normalmente presenti nei tessuti degli adulti possono essere bersaglio di queste nanoparticelle. È una questione di grande rilevanza, poiché le cellule staminali sono coinvolte nella rigenerazione tissutale. Pertanto vogliamo capire se le nanoparticelle possono compromettere la loro funzionalità».
Il progetto “Mic-Ceres” si è aggiudicato uno dei quattro finanziamenti concessi da Cariplo e Agripolis Fondation sul bando congiunto “Ceres”, mirato a sostenere progetti condivisi tra ricercatori italiani, francesi e di Paesi in via di sviluppo per favorire la ricerca utile al miglioramento delle produzioni di cereali, prestando particolare attenzione agli aspetti legati allo sviluppo sostenibile e alla salvaguardia delle risorse ambientali. Il finanziamento totale di quasi cinquecentomila euro è stato suddiviso in due tranche andate in parte a una cordata francese che fa capo al professor Lionel Moulin, Institute of Research for Development, Montpellier, e in parte a un network italiano che fa capo alla professoressa Marcella Bracale, Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita, cui partecipano l'Università di Torino e il Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura di Fiorenzuola. «Nel suolo esistono microrganismi benefici per le piante. Grazie alla loro capacità di migliorare la nutrizione minerale e di proteggere le piante, agiscono da biofertilizzanti e bioprotettori. Il progetto mira a valutare se le piante di frumento instaurino interazioni specifiche con microbiota diversi in suoli e situazioni agronomico-colturali diverse (in Italia, Francia e Africa) e i vantaggi che ne traggono, anche allo scopo di valutare il loro potenziale di integrare o sostituire i fertilizzanti e i pesticidi chimici» spiega la professoressa Bracale.