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Univ. di Udine - Energia pulita e cooperazione allo sviluppo, missione in Camerun

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Prosegue l’impegno dell’Università di Udine in Africa con progetti di cooperazione legati alla produzione di “energia pulita” tramite carbone vegetale (biochar) e bruciatori pirolitici. Dal 25 marzo il gruppo di ricerca del dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali, impegnato su questo fronte da quasi un decennio, sarà in Camerun nell’ambito di un progetto biennale coordinato dall’associazione “Donne Africa Onlus” di Trieste, del quale l’Ateneo è partner. Il progetto, denominato “Autonomia e Sicurezza - Ekona Oil Palm Mill" e coordinato da Siri Nangah Spora, è cofinanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia nell’ambito del Programma regionale di cooperazione allo sviluppo. Il progetto è risultato primo tra quelli dedicati alla cooperazione allo sviluppo finanziati dalla Regione nel 2014.

Il team dell’Università di Udine, coordinato da Alessandro Peressotti, sarà impegnato in un corso di formazione sulla produzione e l’utilizzo dei bruciatori pirolitici (anche per grandi strutture come ospedali e mense scolastiche) e un corso di pre-trattamento delle biomasse per renderle utilizzabili come combustibile per alimentare il bruciatore pirolitico. Sono inoltre previsti incontri con il ministro dell’Agricoltura camerunense e rappresentanti istituzionali per presentare i positivi risultati del progetto e favorire la sostenibilità delle attività nel lungo periodo.

L’ateneo ha già formato 108 studenti che hanno seguito in teleconferenza un corso per imparare a costruire e utilizzare i bruciatori pirolitici per uso domestico. «In questo modo – sottolinea Peressotti –, ogni studente è, di fatto, un futuro artigiano». Le stufe costruite verranno distribuite alle famiglie delle due cooperative attive nel villaggio di Ekona, dove è presente un importante impianto per la produzione di olio di palma. I suoi residui, infatti, attualmente trattati come rifiuti, possono essere invece valorizzati e utilizzati come combustibile per alimentare la stufa pirolitica. In questo modo si evita l’utilizzo di biomasse legnose e si riduce la deforestazione.

«Le attività previste e la collaborazione con “Donne Africa Onlus” – spiega Peressotti – procedono alacremente e con ottimi risultati. Alla luce della nostra esperienza il progetto portato avanti dall’associazione in Camerun si sta dimostrando di grande efficacia e sta realizzando attività di notevole riguardo che, con grande probabilità, verranno portate avanti anche in seguito alla fine del periodo di progettazione co-finanziato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia».

Il gruppo di ricerca guidato da Alessandro Peressotti ha un’esperienza pluriennale nell’ambito di progetti di cooperazione scientifica e tecnologica in Africa nel quadro dei programmi di cooperazione finanziati dall’Unione Europea e dall’African, Caribbean and Pacific Group of States (ACP). Il primo progetto, “BeBi” (www.bebiproject.org), ha sviluppato il bruciatore pirolitico “Elsa” promuovendo il suo utilizzo in Ghana, Togo e Sierra Leone. Con il secondo progetto, “Biochar Plus” (https://sites.google.com/site/biocharplusproject/home), la conoscenza della pirolisi e della filiera del carbone vegetale (biochar) è stata disseminata anche nelle isole di Capo Verde, in Etiopia, Gambia, Ghana, Kenya, Senegal, Sierra Leone, Togo, Zimbabwe. In particolare, in Kenya, lo scorso 1° marzo, è stata lanciata l’“African Biochar Partnership” con il benestare dell’Unione africana e la partecipazione di scienziati e delegati politici di tutto il mondo.

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