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Milano, il Dalai Lama agli studenti: è il vostro turno per fare un mondo migliore

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«Il futuro è nelle vostre mani». Così Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama, ha aperto questo pomeriggio l’incontro “Etica e consapevolezza in un mondo globale” rivolgendosi agli studenti dell’Università di Milano-Bicocca e degli altri Atenei milanesi (Statale, Politecnico, Bocconi, Cattolica, IULM, San Raffaele e Humanitas). Sono stati quasi 1.800 gli studenti che hanno preso parte all’incontro organizzato al Teatro degli Arcimboldi, comunque pieno in tutti i suoi oltre 2.300 posti, dall’Università Bicocca e dall’Istituto Studi di Buddhismo Tibetano Ghe Pel Ling.

Dalai LamaIl Rettore dell’Università Bicocca, Cristina Messa, ha salutato gli studenti sottolineando la «grande opportunità di poter dialogare oggi con una personalità di grande spicco, Premio Nobel per la Pace, su quegli aspetti della vita e della coscienza che sono universali e quindi devono trovare casa nelle Università. Al tempo stesso, siamo molto fieri della collaborazione con la comunità cinese, fieri dei loro studenti iscritti ai nostri corsi di studio».

Prima del suo intervento, il Dalai Lama è stato insignito della cittadinanza onoraria di Milano dal presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolé. «Lei è un punto di riferimento – ha detto Bertolé, motivando il conferimento – per il Suo impegno a favore del dialogo fra i popoli, le religioni, gli scienziati, i filosofi e i teologi, e soprattutto per la libertà e la pace». Il Dalai Lama, consegnando al presidente la Sciarpa della Tradizione, ha replicato così: «Accetto con piacere e vi ringrazio, ma vorrei sapere ora quali sono i miei diritti e i miei doveri, sottolineando che mi piacciono soprattutto i diritti».

L’intervento del Dalai Lama si è concentrato sul ruolo dei giovani, dell’istruzione e dell’educazione nel futuro dell’umanità, sui grandi problemi ecologici del nostro tempo, come il riscaldamento globale, sul dialogo interreligioso e con il mondo della scienza. «Il XX secolo è passato – ha detto agli studenti – e ora è il vostro turno: voi avete davvero la possibilità e la responsabilità di creare un mondo migliore, non per rispondere ad un precetto morale, ma nel vostro stesso interesse. Anche perché i problemi creati dagli esseri umani, logicamente, possono essere risolti solo dagli esseri umani».

Dopo la lectio il Dalai Lama ha dedicato più di un’ora e mezza alle numerose domande degli studenti. Diana, studentessa di Comunicazione interculturale, e Lucrezia, di Biotecnologie, hanno chiesto se esista una giusta filosofia di vita. «Sì – ha risposto il Dalai Lama – e questo modo di vivere consiste nel pensare di essere uno dei 7 miliardi di individui che popolano questo Pianeta. Noi siamo tutti uguali, abbiamo tutti dei problemi: voi avete i vostri e io ho i miei, ma la mia mente è calma. Quindi vado in giro per il mondo e sorrido a tutti, e se qualcuno non ricambia, allora gli faccio il solletico!»

«Come può l’essere umano dialogare con la sofferenza? – ha domandato Alberto, studente di Economia – Va accettata o combattuta?» «I problemi ci sono, ma il modo di affrontarli può cambiare – ha risposto il Dalai Lama – così ci sono atleti che compiono sforzi fisici incredibili, ma sopportano la fatica con gioia perché hanno un obiettivo, un fine, da raggiungere. Un addestramento mentale adeguato, inoltre, può portare alla calma anche nel mezzo delle difficoltà: se puoi affrontare il problema, non aspettare e agisci per risolverlo, se invece non puoi, non dovresti preoccuparti perché non puoi fare niente».

«Sarà possibile un giorno vivere realmente in un mondo in pace – ha chiesto Selene, studentessa di Scienze e tecniche psicologiche – o è solo un’illusione ottimistica»? «Dobbiamo essere ottimisti – ha commentato il Dalai Lama – e ci sono stati segnali di miglioramento rispetto al secolo scorso, quando le guerre fra gli Stati vicini venivano dichiarate con una frequenza allarmante. Non è possibile risolvere i conflitti con altri conflitti. Le violenze di oggi derivano da errori di ieri, del secolo passato, e dalla distinzione erronea, quasi ossessiva, fra “noi” e “gli altri”: il sistema educativo potrebbe avere un grande ruolo nell’intervenire su questo problema e rendere le persone più consapevoli».

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