Alla Fondazione Marconi l'archivio Meucci-Catania
Si è così portato a compimento il disegno avviato da Marconi stesso che, per primo, sollevò la questione della paternità dell’invenzione del telefono a livello internazionale, sostenendo l’opera dello studioso italiano. Per ricordare tutte queste vicende è stata allestita nelle sale del Museo Marconi, a Villa Griffone, un’apposita postazione ed è stato organizzato un incontro aperto al pubblico mercoledì 7 novembre presso la Sala dell’VIII Centenario dell’Alma Mater, a cui hanno preso parte, tra gli altri, Piero Angela e Carlo Giacomo Someda.
Il vasto archivio di carte è ora a disposizione degli studiosi e del pubblico (previo appuntamento) presso la biblioteca della Fondazione. L'Università di Bologna sta predisponendo un programma di analisi e valorizzazione del materiale, che ha già suscitato l’interesse di molti ricercatori stranieri.
Ma come andò la storia? Alcune curiosità
Accade spesso che all’origine di un’invenzione ci sia un momento di illuminazione casuale (come la mela per Newton, la vasca per Archimede). Dalla documentazione rinvenuta da Catania emerge che questo momento ci fu anche per Meucci quando tentò, all’Avana, di curare un paziente attraverso una prima forma di elettroterapia.
Un giorno, intorno al 1849, un uomo che lavorava presso di me si lamentò di essere malato e pensai di provare su di lui l’elettricità … Gli ordinai di mettere in bocca la linguetta di rame del suo strumento. L’uomo, non appena mise il rame in bocca, emise un grido a causa della scossa ricevuta. Credetti di aver udito quel suono più distintamente di quanto fosse naturale.
Allora portai il rame del mio strumento all’orecchio e udii il suono della sua voce attraverso il filo. Questa fu la mia prima impressione e l’origine della mia idea della trasmissione della voce umana per mezzo dell’elettricità. (A. Meucci)
Il filo di rame a contatto con la saliva aveva creato il primo rudimentale microfono.
Meucci si era messo sulla scia di Galvani ed Aldini e così riuscì ad inventare il telefono.
Ulteriori perfezionamenti Meucci li apportò a New York per comunicare con la moglie malata e immobilizzata a letto.
In un secondo momento passò alla realizzazione più industriale e da lì cominciò la sua avventura brevettuale poi trasformatasi in disavventura. Come per Marconi ci fu un periodo preparatorio prima di arrivare al prodotto e al brevetto. Marconi però, grazie alla famiglia inglese e all’appoggio economico del padre Giuseppe, superò ogni controversia legale
ottenendo a Londra il suo primo storico brevetto. Se la Marconi Wireless Company fu un successo, la Meucci Telephone Company andò incontro invece al disastro.
Fu Marconi stesso il primo a avviare il processo per la riabilitazione di Meucci.
Nel 1930, Guglielmo Marconi, allora Presidente del CNR, fece pubblicare una prima memoria, che raccoglieva le notizie allora disponibili in Italia sul contributo di Antonio Meucci all’invenzione del telefono. Due anni dopo, nel 1932, Marconi incaricò il dottor Francesco Moncada, laureato in legge, di effettuare una approfondita indagine negli Stati Uniti, particolarmente mirata a chiarire le vicende processuali di Meucci. Una dettagliata relazione, corredata da molti documenti originali e inediti, fu consegnata al CNR all’inizio del 1933. Purtroppo, lo stesso anno Moncada morì improvvisamente e prematuramente appena rientrato dagli Stati Uniti, e gran parte della documentazione da lui raccolta andò perduta. Tuttavia, Marconi, in base alla relazione del Moncada, cui erano allegati alcuni documenti originali, rintracciati dallo stesso Moncada negli Stati Uniti, diede incarico alle Officine Galileo di ricostruire, in 4 esemplari, le due versioni più importanti dei molti telefoni realizzati da Meucci, datate rispettivamente 1857 e 1867, e di inviarne una coppia alla esposizione internazionale A Century of Progress, tenutasi a Chicago nel marzo 1933. Questi due modelli erano gli stessi che la Globe Telephone Company aveva riportato nella circolare, diffusa nel 1885, per rivendicare la priorità di Meucci nell’invenzione del telefono. L’iniziativa di Marconi mise in apprensione la Illinois Bell, che informò subito la capogruppo circa l’allestimento dello stand italiano, citando in particolare una gigantografia, fissata alle pareti, riproducente una pagina del Chicago Tribune, dove erano illustrate le realizzazioni di Meucci. (B. Catania)
Ora una copia funzionante del telefono corrispondente al brevetto è custodita al Museo Marconi.
Da un quaderno di laboratorio recuperato da Catania è stato possibile dimostrare che Meucci aveva anche già compreso il principio della Pupinizzazione (così detta da Pupin che autonomamente la inventò del 1900), senza la quale le linee telefoniche non possono raggiungere distante utili.
Il lavoro da certosino di Catania ha portato infine a questo risultato che riabilita totalmente Meucci agli occhi degli americani e di tutto il mondo.
Risoluzione N. 269, U.S. House of Representatives, 11 giugno 2002
107° CONGRESSO
1ª SESSIONE H. RES. 269
“esprimente l’intendimento della Camera dei Deputati (House of Representatives) di onorare la vita e le realizzazioni dell’inventore italo-americano del XIX secolo, Antonio Meucci, e il suo lavoro nell’invenzione del telefono.”
Catania, da ingegnere, è stato in grado di dare una lettura più scientifica del materiale raccolto che ora è ad un grado di approfondimento tale da poter riservare agli storici della scienza interessanti scoperte.