Imre Nagy. Un ungherese comunista
Interverranno all’incontro l’autore del volume, Romano Pietrosanti, sacerdote, filosofo e storico; e i docenti dell’Ateneo friulano, Roberto Ruspanti, docente di cultura e letteratura ungherese e direttore del Centro interuniversitario di studi ungheresi e sull’Europa centro-orientale, e Gianluca Volpi, che insegna Storia dell’Europa centro-orientale.
«Nella sua opera Pietrosanti – spiegano Ruspanti e Volpi – ha goduto dell'appoggio morale e intellettuale del maggiore esperto italiano sui fatti d’Ungheria del 1956, il professor Federigo Argentieri, da almeno cinque lustri impegnato in ricerche sull'argomento consultando e valorizzando soprattutto le fonti ungheresi». Amico di Francois Fejto, storico ungherese naturalizzato francese e pioniere nello studio delle democrazie popolari, Argentieri ha curato la prefazione del volume.
L’appuntamento è organizzato dai dipartimenti di studi umanistici e di scienze umane dell’ateneo friulano con il patrocinio del Centro interuniversitario di studi ungheresi e sull’Europa centro-orientale.
Nagy, protagonista e vittima della rivolta ungherese del ‘56. Questa è la prima biografia pubblicata in Italia di Imre Nagy. La sua vita viene seguita attentamente dalla nascita nel 1896, nell’allora Ungheria dell’Impero degli Asburgo, e dall’adesione al comunismo nel 1917, fede che non abbandonerà più insieme alla forte coscienza nazionale ungherese. Nagy visse l’attivismo del partito, l’esilio a Mosca, il ritorno in patria nel secondo dopoguerra e gli incarichi governativi, fino a diventare capo del governo nel 1953. Il suo nuovo corso riformista fu contrastato e interrotto nella primavera 1955. Nagy si ritrovò così all’opposizione. L’esplosione rivoluzionaria del 23 ottobre 1956 lo riportò al governo. Esperienza che si concluse tragicamente con l’invasione sovietica del 4 novembre 1956, la sua incarcerazione e l’esecuzione il 16 giugno 1958. La riabilitazione il 16 giugno 1989 ha segnato la nascita della nuova Ungheria. Il libro dà conto anche degli importanti rapporti tra Nagy e il Partito comunista italiano, allora guidato da Palmiro Togliatti.