Tiroide: la probabilità che un nodulo sia maligno è rimasta invariata al 3% negli ultimi 40 anni
“Dal punto di vista scientifico – spiega il professor Carpi – è la prima volta che viene condotta una ricerca che copre un arco di tempo così lungo, di fatto ho messo insieme tutta la casistica che ho affrontato nel corso della mia carriera, con pazienti provenienti da tutta l’Italia e specialmente dalla Toscana”.
I risultati ottenuti sono stati pubblicati il 31 ottobre scorso sulla prestigiosa rivista internazionale PLOS ONE (http://dx.plos.org/10.1371/journal.pone.0047758).
“Per i portatori di nodulo tiroideo – aggiunge il professore dell’Ateneo pisano – gli esiti della mio studio sono dunque confortanti: la probabilità di avere un cancro è bassa e non è variata nel tempo, anche se in termini assoluti in Italia, come in altre nazioni europee e del mondo, si è registrata negli ultimi decenni una crescente incidenza di questa patologia nella popolazione”.
L’importante è quindi affidarsi sempre di più a tecniche capaci di selezionare i pochi cancri tiroidei dalla gran parte dei noduli benigni che di solito non richiedono l'intervento chirurgico. “L'agobiopsia tiroidea che utilizziamo da 30 anni – conclude il professore - si è dimostrata sicura e più utile dell'agoaspirato per ridurre gli interventi chirurgici per nodulo benigno, sia perchè migliora l'interpretazione morfologica del nodulo sia perchè rappresenta un substrato migliore dell'agoaspirato per la determinazione dei markers tumorali”