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Nuovo studio sulla fertilità del corso del Nilo nella preistoria

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L’Università degli Studi di Milano e il Centro Studi Sudanesi e Subsahariani (www.centrostudisudanesi.org) conducono in collaborazione ricerche archeologiche e paleoambientali nel Sudan centrale da numerosi anni. Recentemente, il gruppo di lavoro ha esplorato la sponda occidentale del Nilo Bianco, in prossimità della confluenza con il Nilo Blu. A queste attività ha ampiamente collaborato anche l’Università di Adelaide (Australia).
I principali risultati della ricerca di terreno e di laboratorio sono oggetto di una pubblicazione scientifica apparsa sulla rivista Quaternary Science Reviews (www.journals.elsevier.com/quaternary-science-reviews), in cui si descrive come, a partire da circa 10.000 anni fa, sia cambiato il regime idrico del fiume Nilo e quali siano state le conseguenze sul paesaggio fisico e sulle comunità di cacciatori e raccoglitori mesolitici che vivevano lungo le sue sponde.

La regioneè attualmente desertica, fatta eccezione per una striscia verde coltivata che corrisponde alle aree di esondazione del Nilo. Numerose evidenze geologiche ed archeologiche hanno però dimostrato che nel corso dell’Olocene (ovvero gli ultimi 10.000 anni) la stessa regione era densamente popolata da gruppi di pescatori-cacciatori-raccoglitori prima ed allevatori poi, la cui sopravvivenza era garantita da una maggiore disponibilità d’acqua, che sosteneva una buona copertura vegetale e contribuiva ad alimentare numerosi laghi, frequentati da animali selvatici. Quelle condizioni sono durate per circa 5.000 anni e l’ambiente di allora assomigliava, per certi versi, a quello che attualmente si osserva più a sud, sempre in Sudan e lungo numerosi altri grandi fiumi dell’Africa sub-sahariana.

Il lavoro degli ultimi anni ha coinvolto un team di archeologi e geologi impegnati nello studio della relazione tra ambiente e comunità antropiche con numerosi strumenti metodologici (analisi dei materiali archeologici, datazioni radiometriche, studio dei sedimenti e dei resti animali) ed ha permesso di evidenziare la stretta interconnessione di storia ambientale ed umana. All’inizio dell’Olocene il livello del Nilo era nettamente superiore dell’attuale perché mantenuto da intense precipitazioni e tutto l’ambiente circostante godeva della maggiore disponibilità idrica, sostenuta da una stagione delle piogge piuttosto lunga e con piogge tre volte superiori alle attuali. Laghi e stagni stagionali venivano sostenuti dalle precipitazioni e rappresentavano, con il Nilo stesso, una fonte abbondante di pesci e molluschi commestibili per gli uomini del Mesolitico; inoltre, numerosi grossi mammiferi (soprattutto antilopi) si abbeveravano presso questi bacini. Queste condizioni ambientali perdurarono per alcuni millenni, cui seguì una progressiva riduzione della disponibilità idrica, tanto che attorno a 5.000 anni fa l’intera regione andò incontro a una irreparabile aridificazione, durata fino ad oggi.

Le ricerche condotte hanno permesso di esplorare la variazione dell’interazione tra uomo e ambiente, evidenziando come in questo caso le condizioni ambientali abbiano giocato un ruolo molto importante nel decidere il destino delle comunità antropiche. Inoltre, le metodologie scientifiche applicate nello studio dei siti archeologici ha permesso di evidenziare, per la prima volta in Sudan, strutture archeologiche non disturbate da eventi recenti e di interpretarne il significato. Tra le altre cose, il gruppo di ricerca è riuscito a ricostruire l’organizzazione spaziale dei siti archeologici, definendo le aree destinate ad abitazione, quelle per la lavorazione e cottura delle risorse e quelle di stoccaggio dei rifiuti. Inoltre, è stato possibile osservare come i pesci rappresentassero la principale fonte di cibo per gli uomini del Mesolitico, assieme all’utilizzo, occasionale ma massiccio, di molluschi e di mammiferi; alcune evidenze suggeriscono la possibilità che lo sfruttamento delle risorse alimentari abbia avuto un andamento stagionale, con alternanza tra la pesca nel Nilo e la raccolta di molluschi e la caccia che venivano invece condotte in aree più interne rispetto le sponde del grande fiume.

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