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Malattie epidemiche delle piante coltivate, summit nazionale su nuove forme di difesa

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Presentare nuove forme di difesa contro le fitoplasmosi, gravi malattie epidemiche che colpiscono colture redditizie: dalla vite alle piante da frutto come albicocco, melo, pesco e susino. È l’obiettivo del convegno nazionale “Il recovery da fitoplasmosi: conoscenze recenti e sue implicazioni pratiche” organizzato l’1 e 2 settembre a Udine dal dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Università di Udine e dall’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale (Ersa) della Regione Friuli Venezia Giulia.
Parteciperanno ricercatori ed esperti delle università di Bologna, Milano, Torino, dell’Università Politecnica delle Marche, del Centro di ricerca per la patologia vegetale (Cra) di Roma e dell’Istituto di virologia vegetale del Cnr di Torino, oltre che dell’ateneo friulano e dell’Ersa.  

I lavori si apriranno giovedì 1 settembre, alle 15, presso l’Astoria Hotel Italia (piazza XX settembre 24). Il giorno seguente visita ai campi sperimentali coltivati a vite, albicocco e melo in zone con elevata incidenza di infezioni naturali. In particolare, a Gemona del Friuli, Tauriano e Gaio a Spilimbergo per l’albicocco e il melo, e a Lucinico (Gorizia) per la vite. L’iscrizione all’incontro è aperta a tutti gli interessati. Per ulteriori informazioni: http://udinerecovery2011.uniud.it.

Le fitoplasmosi sono malattie epidemiche particolarmente dannose che affliggono colture redditizie come la vite e i fruttiferi. Sono causate da agenti patogeni (fitoplasmi) simili ai batteri, trasmessi in natura dagli insetti. In Friuli Venezia Giulia queste malattie sono assai note: si va dalla Flavescenza dorata e al Legno nero della vite ai Giallumi delle drupacee (pesco, susino, albicocco), dagli Scopazzi del melo alla Moria del pero. Finora non si conoscono mezzi di lotta diretta contro i fitoplasmi, né di cura contro le fitoplasmosi.

«Recentemente però – spiega Ruggero Osler, coordinatore dell’unità di ricerca sulle fitoplasmosi dell’Università di Udine – si è scoperto che, a parte le resistenze genetiche precostituite, le piante possono difendersi innescando meccanismi di difesa attivati successivamente alla malattia». Infatti, inducendo particolari forme di resistenza in piante ammalate, queste possono guarire spontaneamente e stabilmente. Questa guarigione è nota come “recovery”. «In pratica – chiarisce Carlo Frausin, responsabile del Servizio fitosanitario e chimico dell’Ersa – le piante possono diventare resistenti o tolleranti contro le malattie grazie a meccanismi che richiamano, dal punto di vista funzionale, quelli noti nell’uomo e negli animali».

All’ateneo friulano, studi e sperimentazioni compiute dai ricercatori del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali hanno evidenziato forme di resistenza e tolleranza alle malattie epidemiche nell’albicocco e nella vite. «Nel caso dell’albicocco – spiega Osler – abbiamo accertato che la tolleranza acquisita contro la fitoplasmosi delle drupacee è trasmissibile anche alla progenie». Da una pianta madre di albicocco “recovered”, si possono infatti ottenere piante figlie con doti di tolleranza completa. «Nel caso della vite invece – afferma Osler –, si è dimostrato che le piante “recovered” possono diventare resistenti contro successive reinfezioni naturali».

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