I recenti scavi archeologici condotti nel sito di Ulmetum protagonisti di un Seminario ad Unife
“Gli scavi archeologici nel sito di Ulmetum – afferma Carlo Peretto, Professore ordinario del Dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Ferrara - hanno evidenziato una situazione particolarmente interessante per l’archeologia di età romana in Doubroudja, ad Est della provincia Moesia Inferior, appartenente dal III secolo d.C alla provincia Scythia. Si tratta di uno dei pochi casi in cui le informazioni provenienti dalle fonti epigrafiche e letterarie sono confermate dalle indagini archeologiche. L’insediamento (vicus Ulmetum) venne costruito in seguito al processo di ro-manizzazione iniziato nel corso del II sec. d.C., sviluppandosi nelle vicinanze di una statio dell’elaborato sistema stradale della provincia Moesia Inferior. Lo scavo archeologico attesta che successivamente al 376/378 d.C. l’area era popolata da “barbari” (soprattutto Goti), ammessi come ‘foederati’ dall’Imperatore Teodosio I. In seguito l’insediamento venne abbandonato, per dar luogo alla costruzione di una fortificazione militare, con contingenti dell’esercito romano di quello ‘foederato’ barbaro”.
“In una fonte letteraria importante di Procopio di Cesarea – conclude Peretto - si menziona Ulmetum come una città ricostruita dall’Imperatore Giustiniano sui ruderi di una precedente città. Gli scavi hanno confermato questa informazione attraverso l’identificazione di un incendio riconducibile agli anni 475/480, seguito dall’abbandono della città e da un’ulteriore ricostruzione databile nel VI sec. d.C. L’abbandono definitivo della fortificazione si deve alle incursioni delle popolazioni avare e slave della fine del VI – inizio VII sec. d.C”.