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I romani tra il Po e le Alpi, un convegno sulla romanizzazione a Ca' Foscari

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Come si è diventati Romani nelle terre fra il Po e le Alpi? Popoli di etnie diverse (Celti, Veneti, Reti, Illirici), stanziati in montagna, in pianura o nella prossimità del mare hanno scelto nel corso di due secoli (dal III al I a.C.) opzioni differenti cui ispirare il loro rapporto con l’Urbe, ormai impostasi come potenza egemone in Italia e nel Mediterraneo; Tutti questi popoli hanno storie da raccontare, sia a proposito del loro ingresso nella romanità, sia in riferimento alle loro esperienze di vita una volta assorbiti all’interno dello stato romano.
Su questo farà il punto il convegno internazionale “Trans Padum... usque ad Alpes” organizzato dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari a Venezia dal 13 al 15 maggio 2014 (Auditorium S.Margherita e Aula Baratto) che metterà a confronto studiosi italiani e stranieri che si occupano dei processi di romanizzazione, presentando i risultati del loro lavoro.

Equipes di ricercatori afferenti a cinque Università dell’Italia settentrionale (Torino, Pavia, Trento, Venezia, Udine), tre giorni di convegno per cinque sessioni che si propongono di illustrare aspetti significativi della romanità in area traspadana: le forme economiche, i profili giuridici e istituzionali, le dinamiche acculturative, gli spazi fisici e infrastrutturali; al termine dell’incontro, saranno presentate al pubblico le linee-guida della mostra sulla romanizzazione dell’Italia settentrionale in via di organizzazione nell’ambito dell’Expo 2015 di Milano, ne parleranno il Direttore Generale per le Antichità del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) ed esponenti delle Soprintendenze Archeologiche di Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia.
L’obiettivo del convegno è quello di analizzare le vicende anche secondo la prospettiva delle popolazioni indigene: c’è chi, come la tribù dei Salassi, ha opposto una strenua resistenza fino all’annientamento e alla schiavizzazione dei superstiti, chi, come i Veneti, ha invece impostato una fattiva relazione di alleanza che non ha mai conosciuto interruzioni o smentite, chi, come gli Insubri e i Cenomani, ha alternato fasi di ostilità armata a fasi di collaborazione, chi, come gli Istri, ha ostinatamente conteso il dominio delle rotte adriatiche all’intraprendenza dei mercanti romani.

La prospettiva sarà quella di valorizzare in tale processo storico di lungo periodo analogie e differenze, specificità territoriali e tratti unificanti, forme di omologazione e persistenze, continuità e discontinuità relazionali.

Molti degli interventi prenderanno le mosse da un importante documento inedito, un frammento bronzeo rinvenuto nel tempio capitolino di Verona, che rappresenta uno dei pochissimi esempi di catasti romani finora giuntici dall’antichità.

Il catasto è un documento di bronzo che i Romani chiamavano forma, nel quale venivano elencati i nomi dei proprietari terrieri e le estensioni dei loro fondi. Erano documenti pubblici, che venivano solitamente esposti nelle piazze principali (fora) delle città e conservati negli archivi (tabularia). Ad esempio, in un frammento già conosciuto del catasto romano di Verona il territorio appare suddiviso in un reticolo di lotti (definito dalle linee di centuriazione, la tipica parcellizzazione agraria romana), talora corredati dai nomi dei proprietari e dalle estensioni dei loro terreni.

Il nuovo frammento, che sarà presentato al Convegno, è invece pertinente a un altro catasto veronese: in questo caso sono presenti non solo nomi di cittadini romani, ma anche nomi riferibili alla popolazione dei Galli Cenomani, residenti nel territorio cittadino di Verona. Il dato si rivela particolarmente importante se si pensa che in tutto il mondo romano i frammenti di catasti cittadini conosciuti sono solo cinque.

Il convegno del 13-15 maggio rappresenta il momento conclusivo di un progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale, presentato al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) nel 2009 e finanziato a partire dal 2011. Esso segue altri tre convegni organizzati sui temi inerenti la ricerca rispettivamente a Udine, Cividate Camuno e Venezia, ma in questa occasione si analizzerà soprattutto l'ingresso delle culture indigene transpadane (celtiche e venetiche) nelle strutture dello stato romano.

Il progetto si è sviluppato lungo tre anni di intenso lavoro in cui sono stati coinvolti, grazie all’attivazione di ben sei assegni di ricerca, anche giovani e promettenti studiosi. In stretta collaborazione con i ricercatori delle Soprintendenze archeologiche è stata censita, categorizzata e studiata una mole rilevante di documenti, peraltro in continuo incremento. In occasione di appuntamenti congressuali in Italia e all’estero sono state presentate e discusse le linee di indagine intraprese.

Il progetto si è concretizzato in numerose pubblicazioni (più di 100 fra monografie, articoli su riviste e in atti di convegni), in poster presentati a convegni internazionali, in raccolte di fonti in forma digitale che saranno aperti alla consultazione da parte del pubblico, in un apposito corner bibliografico articolato secondo capitoli tematici.

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