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Scienza e Tecnologia

Obesità e disturbi bipolari: dimostrato un collegamento specifico fra le due patologie

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C’è un collegamento specifico fra l’obesità e i disturbi bipolari. Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista internazionale “Journal of Affective Disorder” firmato da quattro ricercatori del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Ateneo pisano, Giulia Vannucchi, Cristina Toni, Icro Maremmani e Giulio Perugi. La ricerca è stata condotta su un campione nazionale composto da 571 soggetti seguiti in regime ambulatoriale per un episodio depressivo maggiore. L’obesità era definita, in linea con la letteratura scientifica attuale, sulla base di un indice di massa corporea (Body Mass Index o BMI) superiore a 30, calcolato come peso in Kg diviso per il quadrato dell’altezza espresso in metri (Kg/h2).
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Passi avanti nella mappatura del genoma del girasole

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Un team internazionale di ricercatori sta lavorando alla mappatura del genoma del girasole e uno dei contributi fondamentali per arrivare al traguardo è arrivato dall’Università di Pisa grazie a Lucia Natali, ricercatrice del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali che ha coordinato il gruppo di genetica molecolare. Lo studio, i cui risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista internazionale “BMC Genomics”, è stato condotto in collaborazione con i ricercatori dell’Università della British Columbia di Vancouver, della Università del Colorado e dell’Istituto di Genomica Applicata di Udine e ha permesso di produrre un database di sequenze ripetute (SUNREP) che sarà utilizzato per decifrare la sequenza del genoma di girasole, una volta che questa sarà completata dal consorzio internazionale guidato dal professore Loren Rieseberg della Università canadese della British Columbia.
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Arriva da Pisa una nuova speranza per la cura del diabete di tipo 2

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Arriva dall'Università e dall'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Pisa una nuova speranza per la cura del diabete di tipo 2, quello più diffuso, che colpisce il 90% dei circa tre milioni e mezzo di individui in Italia e dei quattrocento milioni nel mondo che soffrono di questa malattia. Uno studio condotto dai ricercatori pisani - che sarà pubblicato a febbraio sulla prestigiosa rivista internazionale "Diabetologia", che lo ha anche selezionato tra quelli di maggior rilievo del numero - dimostra infatti che la ridotta quantità di insulina nel diabete di tipo 2 sembra essere dovuta non solo alla morte delle cellule beta, come generalmente ritenuto, ma soprattutto al fatto che molte di tali cellule, pur vive, non riescono a produrre l'insulina, con conseguente aumento delle concentrazioni di glucosio nel sangue e sviluppo del diabete.
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Al via la sperimentazione del brevetto che raddoppia la “vita” dei tartufi

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tartufiL’Università degli Studi dell’Aquila, il Polo di innovazione dell’agroalimentare d’Abruzzo Agire e l’azienda GLOCAL FOODS srl, start up aquilana nel campo alimentare, hanno siglato un’intesa per l’ingegnerizzazione, il trasferimento tecnologico e la licenza del brevetto n. AQ201100000I denominato “Un film edibile realizzato per preservare la vitalità e le caratteristiche organolettiche dei tartufi freschi”. Si tratta, in concreto, di una pellicola commestibile che consente di allungare i tempi di conservazione del pregiato prodotto.
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Le piante imparano e memorizzano le informazioni

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Le piante sono in grado di apprendere e di conservare memoria delle informazioni. Lo dimostra per la prima volta un esperimento realizzato al Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale - LINV dell’Università di Firenze e descritto in un articolo pubblicato sull’ultimo numero della rivista scientifica “Oecologia” (“Experience teaches plants to learn faster and forget slower in environments where it matters”, DOI 10.1007/s00442-013-2873-7). Stefano Mancuso, responsabile del LINV, assieme ai ricercatori dell’University of Western Australia Monica Gagliano, Michael Renton e Martial Depczynski, ha sottoposto a stimoli di varia natura alcune piante di 'Mimosa pudica', un arbusto che chiude le sue foglioline non appena viene disturbato, dimostrando l’abilità di distinguere tra i diversi stimoli e di memorizzare le informazioni per lunghi periodi di tempo.
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Italiani primi in Europa per varietà genetica

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DNA 1Uno studio condotto da un consorzio di ricercatori degli atenei di Pisa, Bologna, Cagliari e Roma La Sapienza ha quantificato la diversità genetica degli Italiani. E’ risultato che, in quanto a differenze tra comunità storicamente residenti, l’Italia è al primo posto in Europa. Solo per i caratteri trasmessi lungo la linea materna, cioè le variazioni del DNA mitocondriale, le distanze genetiche sono risultate fino a 30 volte superiori a quelle osservate tra coppie di popolazioni poste ai confini opposti del nostro continente, come Portoghesi e Ungheresi.
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Identificate nei linfonodi le cellule immunitarie che contrastano il carcinoma

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Identificate nuove cellule del sistema immunitario che si localizzano nelle metastasi linfonodali per contrastare le cellule tumorali maligne. Queste cellule, denominate slanDc potrebbero giocare un ruolo chiave nell'organizzazione della risposta immunitaria nei confronti dei carcinomi, il gruppo dominante delle neoplasie umane. Ad affermarlo uno studio condotto dalle università di Verona e Brescia pubblicato oggi, mercoledì 8 gennaio, sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Communications e che aggiunge un altro importante tassello nella lotta contro il cancro.
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Visione diurna e notturna: scoperti i meccanismi di interazione tra i fotorecettori della retina

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Lo studio di un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa getta una nuova luce sull’interazione tra “coni” e “bastoncelli”, ossia i fotorecettori della retina che servono per la visione diurna e notturna. La ricerca, che è stata appena pubblicato sulla rivista eLife edita dal premio Nobel 2013 per la fisiologia Randy Schekman, è stata realizzata da Sabrina Asteriti e Lorenzo Cangiano, del dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia, in collaborazione con Claudia Gargini del dipartimento di Farmacia.
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Ricercatori di Ca' Foscari "salvano" orchidee in estinzione

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Un gruppo di ricercatori di Ca’ Foscari ‘salva’ un’orchidea a rischio di estinzione – l’Himantoglossum adriaticum - riuscendo a indurne la germinazione in laboratorio per arrivare a ripopolare la specie in natura. Si chiama Himantoglossum adriaticum, è un tipo di orchidea dalla forma bizzarra a lingua stretta e lunga, spunta fra le colline e i monti delle Prealpi, degli Appennini e in alcune pochissime aree dell’Europa Orientale, e la comunità scientifica l’ha catalogata fra le specie entrate nel ‘vortice di estinzione’: a ‘salvare’ l’orchidea, combinando il seme con particolari sostanze che hanno favorito la germinazione, è un team di ricerca dell’Università Ca’Foscari Venezia, guidato dall’ecologa Gabriella Buffa insieme al ricercatore Simon Pierce (Università di Milano) e al dottorando dell’ateneo veneziano Antonio Slaviero nell’ambito del dottorato di ricerca in ‘Scienze Ambientali’.
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Una ricerca della Scuola del Farmaco e dei Prodotti della Salute pubblicata dalla rivista scientifica International Journal of Cancer

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Un team marchigiano di ricercatori clinici e sperimentali appartenenti alla Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute dell’ Università di Camerino, alla Clinica di Ematologia Universitaria degli Ospedali Riuniti di Ancona, al Laboratorio di Genetica Medica, Clinica di Pediatria degli Ospedali Riuniti di Ancona, con la collaborazione del reparto di Oncologia dell’Ospedale Bartolomeo Eustachio di San Severino Marche, ha svolto una ricerca sull’uso del Cannabidiolo (CBD), un composto non psicoattivo, nella terapia contro il mieloma multiplo.
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Elaborato un metodo per l’interpretazione dei test genetici

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Importanti passi in avanti nella ricerca medica per migliorare l’impiego dei test genetici, sempre più decisivi nella pratica clinica  ma dai risultati spesso di non facile interpretazione. Uno studio internazionale coordinato da  Maurizio Genuardi - ordinario di Genetica medica presso il Dipartimento di Scienze biomediche, sperimentali e cliniche dell’Università di Firenze – nell’ambito di un progetto dell’Istituto Toscano Tumori finanziato dalla Regione Toscana e dalla Fondazione FiorGen, ha consentito di sviluppare per la prima volta un metodo, condiviso e validato da un gruppo multidisciplinare di esperti, per l’interpretazione del significato di variazioni del DNA riscontrate nel corso di analisi genetiche.
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