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Scienza e Tecnologia

In alta quota la pressione arteriosa sale. Lo dimostra una ricerca sull’Everest

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La ridotta disponibilità di ossigeno in alta quota causa un aumento della pressione arteriosa nelle 24 ore. A dimostrarlo, per la prima volta, è una ricerca dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Istituto Auxologico Italiano, condotta sul Monte Everest e pubblicata online oggi sullo European Heart Journal (“Changes in 24 hour ambulatory blood pressure and effects of angiotensin II receptor blockade during acute and prolonged high altitude exposure. A randomized clinical trial” DOI: 10.1093/eurheartj/ehu275). I ricercatori hanno anche osservato che il telmisartan, un farmaco usato per abbassare la pressione arteriosa, è efficace nel contrastare gli effetti della quota sull’incremento di pressione fino a 3400 metri, mentre non lo è più alla quota di 5400 metri, cioè all’altezza del Campo Base dell’Everest.
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Tutto quello che avreste voluto sapere sulla Torre pendente (e in inglese)

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torre di pisaE’ quasi un paradosso: la Torre di Pisa è uno dei monumenti più celebri al mondo, ma è talmente conosciuto che il suo aspetto turistico e iconico ha ormai largamente prevalso sulla conoscenza delle sue caratteristiche storico-architettoniche. E questo specialmente nei confronti del pubblico straniero, anche per la scarsa circolazione all’estero dei testi scientifici sull’argomento, scritti per lo più da autori italiani. Proprio per colmare questa lacuna nasce l’ultimo libro di Valerio Ascani, ricercatore del Dipartimento di Civiltà e Forme del sapere dell’Università di Pisa.
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Gli scavi dell’Università di Pisa a Badia Pozzeveri protagonisti a “Superquark”

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Andrà in onda durante la prima serata di RAI 1, nell’ambito della trasmissione di divulgazione scientifica “Superquark” di Piero Angela, un servizio sugli scavi condotti dall’Università di Pisa nel sito archeologico di Badia Pozzeveri. Lo scavo, su cui opera la Divisione di Paleopatologia guidata dal professor Gino Fornaciari, è tra i principali della Toscana per dimensione e numero di partecipanti. Deve la sua notorietà anche alla collaborazione che già da diversi anni vede lavorare gomito a gomito i ricercatori pisani e quelli della Ohio State University, la prima università statunitense per dimensioni e la seconda per numero di studenti.
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Scoperte forme di vita nei laghi antartici

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C’è vita nei laghi subglaciali dell’Antartide, ambienti estremi immersi nell’oscurità, sottoposti a pressione elevatissima, da millenni isolati dall’atmosfera dalla spessa calotta glaciale. La scoperta ha implicazioni sugli studi riguardanti la vita in vari ambienti estremi sia terrestri che di altri pianeti del sistema solare. Sviluppando un’innovativa tecnologia di perforazione ‘ad acqua calda’ e raggi ultravioletti, protetta così dal rischio di contaminare ambiente e campioni, i ricercatori hanno prelevato microrganismi viventi nelle acque del lago subglaciale Whillans, coperto da 800 metri di calotta glaciale.
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Dall’università di Verona il test non invasivo per la diagnosi in vita di malattie neurodegenerative tra cui la malattia di Creutzfeldt-Jakob

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Un team di scienziati dell’università di Verona ha messo a punto un test, non invasivo e a bassissimo costo, per la diagnosi delle malattie umane da prioni, patologie neurodegenerative non curabili. La  forma sporadica della malattia di Creutzfeldt-Jakob (Mcj) è la più frequente mentre la “variante della Mcj” ormai in via di estinzione, è stata tristemente conosciuta al pubblico per la trasmissione all’uomo in seguito ad  esposizione a materiale infetto proveniente da bovini affetti da encefalopatia spongiforme bovina o Bse. I risultati della ricerca, svolta in collaborazione con i ricercatori del National Institute of Health di Hamilton, Montana, Usa e con l’Istituto Superiore di Sanità italiano, sono stati pubblicati sul “New England Journal of Medicine”, la più prestigiosa rivista mondiale in ambito di ricerca medica.
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Cinquanta milioni di anni per spiccare il volo

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I continui ritrovamenti fossili confermano che gli attuali uccelli discendono evolutivamente da una particolare famiglia di dinosauri, i teropodi. Un nuovo studio, appena pubblicato su Science, mostra che questa evoluzione specifica fu il risultato di un processo unico: 50 milioni di anni di continua miniaturizzazione nelle dimensioni corporee. La ricerca è il frutto di una collaborazione internazionale tra Andrea Cau, dottorando di ricerca presso il dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Bologna, Mike Lee dell’Università di Adelaide (Australia) e Gareth Dyke e Darren Naish dell’Università Southampton, in Inghilterra.
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Appetito e sazietà, il ruolo dell'istamina cerebrale

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gastronomiaIndividuato il meccanismo chiave attraverso cui il cervello traduce i segnali periferici di sazietà. È il risultato di una ricerca svolta da Università di Firenze e Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibcn-Cnr) di Roma, in collaborazione con il Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia della Sapienza Università di Roma. Il titolo del lavoro, pubblicato su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences), è “Satiety factor oleoylethanolamide recruits the brain histaminergic system to inhibit food intake” .
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Da Perugia una nuova teoria per i disordini del movimento e la malattia di Parkinson elaborata dal gruppo di ricerca del Professor Paolo Calabresi

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Una nuova prospettiva per la terapia del Parkinson e relativi disordini del movimento è stata elaborata dal gruppo di ricerca del Professor Paolo Calabresi nei laboratori della Clinica Neurologica del Dipartimento di Medicina dell’Università degli Studi di Perugia, in collaborazione con l’IRCCS Fondazione Santa Lucia di Roma. E’stata pubblicata ieri sulla prestigiosa rivista internazionale Nature Neuroscience, uno dei punti di riferimento assoluti per la comunità scientifica mondiale che si occupa del cervello e delle sue patologie.
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Lo “stormo di aquile” a tecnologia fotonica potrà rendere più sicuri mare e cielo con un solo “occhio”

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Fa passi avanti il radar fotonico, proposto dal Cnit (Consorzio Nazionale per l’Ingegneria delle Telecomunicazioni) e dall’Istituto Tecip (Tecnologie della Comunicazione, dell’Informazione, della Percezione) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che potrà garantire sorveglianza tanto al mare quanto al cielo. L’azienda italiana di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) GEM elettronica, uno dei leader a livello internazionale nel settore dei radar di navigazione e di controllo costiero, guarda all’innovazione e punta sull’avanguardia che arriva dalla ricerca in Toscana, dove è stato sviluppato di recente il primo prototipo di radar fotonico, che può garantire più sicurezza del controllo aereo e marittimno e maggiore efficacia, potendo gestire in tranquillità un traffico particolarmente elevato.
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SSSUP - Riso africano: su Nature Genetics il sequenziamento del genoma

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Sono stati pubblicati sulla rivista Nature Genetics i risultati del sequenziamento completo del genoma del riso africano “Oryza glaberrrima” e di 94 individui del suo progenitore “Oryza barthi”. La ricerca, guidata dalla University of Arizona ha visto la partecipazione, tra gli altri gruppi, di quelli dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e dell'Università di Pisa. Il riso africano, infatti, non presenta la stessa origine di quello asiatico, “Oryza sativa”, ma è una specie del tutto differente. La sua addomesticazione, che ha avuto luogo fra i 6 e i 7mila anni dopo quella del riso asiatico, data a circa 3000 anni fa.
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In che modo il nostro cervello “traduce” un suono in un’azione?

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Sappiamo riconoscere un’azione dal suono che produce. Ad esempio dal rumore di passi è facile distinguere se una persona sta camminando, correndo, saltando o salendo le scale. Ma come avviene questo meccanismo di “traduzione” fra suoni e azioni? A svelarlo un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Plosone e realizzato dal laboratorio Azione – Percezione dell’Università di Verona. A fare da “cavie” per questo studio,  degli skaters professionisti che, per un anno, sono stati sottoposti a test e analisi del gruppo di ricerca composto da Ivan Camponogara, Stefano Papetti, Davide Rocchesso e Federico Fontana sotto la guida di Paola Cesari, professore associato di Metodi e didattiche delle attività motorie.
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